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Cosa pensano i nostri figli della violenza?
Hai sicuramente visto le immagini in tv in cui un giornalista viene aggredito durante un’intervista. C’è chi ha reagito indignandosi e chi ironizzando. E noi siamo ancora capaci di parlare ai nostri figli di nonviolenza, ma soprattutto, loro come rispondono ogni giorno alla violenza che li circonda? Siamo continuamente bombardati da notizie: il cellulare ci avvisa che un messaggio è arrivato.
E’ un video, che la tua cara amica ti gira, un po’ perplessa, in cui alcuni ragazzini dell’età dei vostri figli hanno girato mentre due delle loro coetanee si scambiavano insulti facili, si tiravano i capelli, sotto lo sguardo di altri, consenzienti e sostenitori. Per non parlare di quella volta in cui hai sentito al tg la storia inenarrabile di una dodicenne marocchina invitata come tante a casa di un’amica per un pomeriggio in compagnia e poi costretta senza motivo a prendere botte, a mangiare un gelato condito con sale e limone e a tornare a casa coi capelli bruciati. È attualmente alla ribalta il recentissimo fatto di cronaca in cui Daniele Piervincenzi, giornalista della trasmissione di RAI2 NEMO, è stato aggredito da Roberto Spada, nel contesto di un’intervista alla quale apparentemente sarebbe stato sufficiente rispondere verbalmente ad alcune domande. Tutto questo arriva all’orecchio e agli occhi di tuo figlio, come un’immagine nitida e sincera che la società in cui vive sia il grembo fertile di un male in crescita. E se tuo figlio rispondesse al profilo che i recenti studi della Facoltà di Comunicazione dell’Ohio State University ( http://mammastyle.it/adolescenti-violenza-tra-ragazzi-si-diffonde-come-virus/) stilano sugli adolescenti contemporanei, in cui si sostiene che la violenza dilaga tra loro come un virus, potrebbe realmente reagire a una frase mal detta con un pugno, a una presa in giro di gruppo, con un video virale su you tube. Forse, presi dalla routine quotidiana, dai tanti impegni, rientrando tardi la sera, ci soffermiamo meno a parlare con i nostri figli, scriviamo magari qualche messaggino in più, ma potremmo confrontarci davvero con loro, senza paure creando un dialogo sano e utile per tutti.