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Noi, i nostri figli e la scuola
La scuola occupa la maggior parte della giornata e della vita dei nostri ragazzi. Vorremmo, poi, che loro ci raccontassero cosa succede durante quelle ore e quale sia il rapporto con i loro insegnanti. Non sempre tutto ciò è così semplice. Qualsiasi sia l’ordine e grado degli istituti frequentati dai nostri figli, la routine è più o meno sempre la stessa: le mamme che lavorano sfrecciano nel traffico per portare il pupo fino davanti al cancello di scuola; quelle più tranquille si ritrovano nel cortile antistante e le più fortunate hanno anche il tempo di prendersi un caffè e dare sfogo al pettegolezzo quotidiano.
Tra un biscottino e una brioche, il nome di quella maestra è costantemente sulla bocca di tutte, quello che è successo pochi giorni prima tra due bambini che hanno litigato per la merendina, fino a restare in castigo tutto il tempo della pausa, ci è parso davvero esagerato…. Ma si sa, quando si tratta dei nostri figli vorremmo che siano perfetti, dentro, ma soprattutto fuori casa e, se fossimo al posto della maestra o del loro insegnante, ci comporteremmo sicuramente in modo diverso nei loro confronti. Spesso ci sentiamo il terzo braccio della nostra bambina, la mano dall’alto – e non dal cielo – che li rialza costantemente qualsiasi sia stata la loro caduta; prevediamo ogni loro movimento e li seguiamo come se fossimo degli spazzaneve, raccogliendo giochi, sogni e disfatte della loro, seppur breve esistenza. Non li lasciamo sbagliare, non lasciamo che prendano un brutto voto, cerchiamo di creare per loro un mondo ovattato all’interno del quale l’urlo di disapprovazione rimbalza continuamente indietro, riassorbito dagli strati di vestiti, scarpe e accessori che acquistiamo per coprire, anche, alcune nostre mancanze. Quando poi ci fermiamo un attimo e la sera li vediamo andare a letto con tutto il loro carico di successi e insuccessi, ci chiediamo dove stiamo andando, cosa stiamo perseguendo e, a volte, ci scoraggiamo. Potremmo respirare profondamente, rilassarci e permettere a nostro figlio di cadere qualche volta, di andare a scuola anche se non ha finito i compiti e di non proteggerlo quelle volte che non ha studiato con una giustificazione ingiustificabile. Dovremmo provare ad avere il coraggio di lasciare le sue mani e permettergli di camminare da solo, specialmente nel mondo della scuola; dargli la possibilità di prendere confidenza con gli insegnanti, anche con quelli con cui è più difficile andare d’accordo: farci da parte quando ci sembra il momento giusto, perché il rapporto che instaura con gli insegnanti sarà l’anticamera di quelli che andrà a costruire durante la sua vita. Certo, l’era di internet permette ai nostri ragazzi di accedere a svariati tipi di conoscenza senza muoversi di un centimetro dal divano: ecco, allora, che l’insegnante si avvicinerà al loro mondo approcciandoli, non solo con approfondimenti nella propria materia, ma umanamente, essendo i primi – o secondi dopo noi genitori – appassionati della vita, della scienza e della letteratura che insegnano. Sarebbe bello ritrovare quegli insegnanti che ricordiamo con stima, uomini e donne esemplari, vincenti non tanto sul piano del potere e del successo economico, ma persone vere che non hanno paura di smuoverti dentro, di rimproverarti o lodarti all’occorrenza.