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Le residenze artistiche a Wood incantano il pubblico di Arona.
Ha preso il via ad Arona, presso Wood, il progetto Bract, Brevi Residenze Artistiche di Comunità e Territorio che coinvolgeranno per tutta l’estate artisti italiani di vario genere, che lavoreranno in loco al fine di creare connessioni sociali attraverso l’arte.
La scorsa settimana Wood ha ospitato alcuni artisti dell’ensemble di Tecnologia Filosofica, un collettivo con sede a Torino che approccia l’arte della danza, del teatro e delle commistioni musicali e tecnologiche in modo poetico e sensibile, ponendosi in ascolto del luogo e delle persone con cui entrano in contatto. L’arte nasce dagli incontri e così è stato durante questa settimana in cui Francesca Cinalli, Paolo De Santis, con i giovanissimi Margherita Fantini e Giuseppe Saccottelli, hanno vissuto la giornata fianco a fianco degli operatori di Wood e degli ospiti della mensa della Rete Nondisolopane. Sabato 16 giugno, la compagnia ha presentato al pubblico il lavoro di ricerca di una settimana. Dopo aver salutato il pubblico, siamo entrati tutti insieme nella sala, in punta di piedi, immergendoci, ad occhi aperti, in un mondo in cui tempo e spazio si erano annullati e in cui, su tutto, primeggiava il ticchettio fermo e costante di gocce d’acqua che inesorabili cadevano da un manichino plastificato, illuminato da una luce azzurra, la stessa che restituiva agli elementi sul palcoscenico sfumature più o meno intense di malinconia. La testimonianza video di Antonino sulle sue origini e le idrofonie dal vivo di Paolo, ci hanno subito riportato alla mente l’acqua del mare, il lento andirivieni delle onde, la delicatezza e il silenzio del mondo sottomarino. Francesca Cinalli, muovendosi nello spazio ha intessuto con gesti danzanti, alcuni quadri rappresentativi del passaggio dalla generazione della vita al cambiamento globale, in cui l’acqua è protagonista, quale elemento fondamentale presente nello spazio, da sempre, e nei corpi di ciascuno di noi. L’acqua viaggia nel tempo e nello spazio, viaggia dentro le persone, si trasforma e si adatta, dona vita e la toglie. Lo stare vicino all’acqua, sentirla scorrere e portarla al volto come gesto di purificazione, ci riconcilia con il nostro essere, con la parte più intima di noi, attuando una connessione primordiale con gli elementi della natura. Dicono che l’acqua porti fortuna e che sia un bene di tutti, ma forse non è più così. La morte in mare ci restituisce il lato disumano di un mondo che va alla deriva e risucchia la vita come quella di un manichino esanime; potremmo tornare a condividere ciò che ci appartiene, quello che ci identifica come essere umani facenti parte di un unico grande e meraviglioso sistema.