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Come aiutare i nostri figli a vivere la sessualità nel mondo dei new media?
Ci siamo interrogati, letto numerosi testi e articoli, incontrato Paola Marchini, ginecologa presso l’Ospedale SS. Trinità di Borgomanero, per comprendere meglio che cosa è cambiato nell’approccio sessuale degli adolescenti di oggi. Al contrario dell’adolescente delle scorse generazioni, quello spavaldo di oggi, come trattato in “Fragile e spavaldo” di Gustavo Pietropolli Charmet, abbatte la barriera del pudore in modo deciso, accedendo precocemente ai genitali sia suoi che dell’altro sesso in modo rapido, veloce, ovvio. Questo, da un lato, facilita una sessualità abbastanza spensierata senza minaccia di punizione da parte del mondo adulto, e dall’altro, per l’adolescente fragile, continua ad essere motivo di interrogativi rispetto all’autenticità del proprio desiderio sessuale. Uno dei timori dell’adolescente è, infatti, quello di sentire il desiderio sessuale solamente a livello corporale, rendendolo timoroso di vivere una sessualità replica di comportamenti diffusi e “di moda”. In questo scenario, grande importanza e ruolo giocano i new media.
Alcune ricerche, infatti, indicano che i ragazzi e le ragazze vengono a contatto con immagini sessuali a partire dai nove anni, senza che abbiamo per forza tra le mani uno smartphone. Sono infatti molti gli strumenti, dalla televisione ai videogiochi, che affacciano i pre-adolescenti al mondo della sessualità, il più delle volte in maniera indiretta, attraverso, ad esempio, le pubblicità. A questo elemento si sommano la grande aggressività che essi vivono e percepiscono attraverso video e videogiochi, l’utilizzo sfrenato dei social come Instagram e Whatsapp dove lo scambio di immagini intime è molto diffuso tra i giovani e la lettura, a partire dalle scuole medie, di libri erotici. Questo universo di approccio sessuale, se non adeguatamente filtrato, gestito e governato dalle figure educative di riferimento dei nostri figli, può portare ad una forte depressione nei giovani intorno ai 18-20 anni, data dal non riuscire a vivere con pienezza una relazione con l’altro sesso in quanto l’unico approccio sessuale vissuto è attraverso canali indiretti, come il mondo di internet, senza aver mai vissuto la propria sfera sessuale appieno e in modo naturale. A livello fisico, un elemento anch’esso da considerare, è lo sviluppo anticipato, rispetto alle scorse generazioni, per via dell’alimentazione, abbassando l’età del primo rapporto nei pre-adolescenti. Ne è un dato la sempre maggiore richiesta di somministrazione della pillola contraccettiva nelle ragazze di 14 anni. I genitori, poi, troppo spesso non toccano l’argomento con i loro ragazzi/e oppure ne parlano con superficialità; il mondo della scuola non investe abbastanza risorse nei corsi di educazione sessuale, lasciando che le informazioni arrivino ai giovani solamente tramite la tecnologia, senza sapere se essi riescano a capire nella maniera corretta ciò che vedono e ascoltano. Come ci suggerisce Frances E. Jensen in “Il cervello degli adolescenti”, non possiamo permettere che i nostri figli, nascosti dietro a uno schermo, vivano solamente di interazioni sociali on-line. Occorre perciò partecipare alla vita dei nostri ragazzi, senza illudersi che siano loro, i nostri figli adolescenti o i loro amici, a suonare il campanello d’allarme. Viviamo in una società in cui ci hanno insegnato ad arrivare all’obiettivo velocemente, perché ciò che davvero conta è soddisfare i propri bisogni e assecondare i desideri. Questo include anche le relazioni che intessiamo con i nostri pari, e le modalità di approccio adottate dai nostri adolescenti; essi, circondati e bombardati da immagini sessualmente esplicite, perché non dovrebbero pensare che la scoperta del corpo dell’altro sia facile e immediata?
Alcune riflessioni presenti in questo articolo sono tratte da “Fragile e Spavaldo” di Gustavo Pietropolli Charmet e da “Il cervello degli adolescenti “ di Frances E. Jensen.