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La DAD e la penalizzazione delle relazioni.
Facciamo un passo avanti nel tema della didattica a distanza proponendovi la testimonianza di Marta Pistono, insegnante di inglese nella formazione professionale.
“Insegno nella formazione professionale regionale, quella fetta di scuola dell’obbligo alla quale affluisce o chi è fortemente motivato a fare quel mestiere (estetista, meccanico…), oppure chi in passato, dopo la terza media, sarebbe andato alle dipendenze di un artigiano per imparare un mestiere perchè, in un modo o nell’altro, non va troppo d’accordo con lo studio, eccezioni a parte.
Vorrei iniziare con un pensiero positivo capovolgendo un vecchio detto: “Non è tutto fango ciò che non luccica”. A volte infatti è oro (diciamo argento, dai) ben nascosto da una patina opaca (e che patina per certi studenti!).
L’ho capito quando non vedendo ripetutamente consegnare dei compiti su classroom da un mio allievo, sono andata a chiederglieli a mano (il poveretto abita nello stesso condominio della sua prof di inglese!) e lui me li ha subito consegnati. Li aveva fatti, ma non li aveva caricati!
L’ho capito di nuovo quando finalmente pochi giorni fa sono rientrata in classe: alcuni allievi si sono infervorati spiegandomi che non capivano come mai in DAD gli insegnanti pretendessero una risposta immediata alle loro domande, “Prof, io ci penso, ma se poi non so rispondere a una domanda, non rispondo!”. Quindi a volte mentre il professore chiama ripetutamente un allievo e si immagina che abbia lasciato il cane a custodia del pc mentre è a farsi una doccia o una telefonata, quell’allievo sta semplicemente pensando alla risposta che non sa. Ma non lo dice. E la telecamera è rigorosamente spenta.
La DAD ci ha colti impreparati perché abbiamo dovuto adattare le nostre metodologie didattiche a uno strumento che non conoscevamo; ma più di tutto la DAD ci ha messi di fronte a un nuovo modo di comunicare che non sappiamo gestire e di cui molti ragazzi non sono nemmeno consapevoli. Ed è così che nascono incomprensioni. Mi chiedo quante parole e discussioni avremmo potuto evitare se fossimo stati tutti consapevoli fin dall’inizio della diversa modalità comunicativa!
Poi, però, ci sono anche comportamenti che non luccicano affatto e che la DAD ha reso più facili, rapidi e anonimi. Uno fra tutti la possibilità di fuggire dalle situazioni che non si vogliono affrontare. Allievi che si prendono il diritto a sedici anni di decidere quali materie seguire e quali no, allievi che scelgono consapevolmente di non presentarsi né alla verifica né al suo recupero, allievi che dopo essere stati ripresi per il comportamento inadeguato non ribattono nemmeno e si disconnettono, infine allievi che copiano la verifica da un proprio compagno, da cima a fondo. Una deresponsabilizzazione di massa di cui decisamente non sentivamo il bisogno. Ma se è la DAD a facilitare le scappatoie, sta all’alleanza insegnanti-scuola-famiglia il complicato compito di non legittimarle. Un intricato groviglio di telefonate, mail, chiacchierate e paternali tra professori, dirigenza, genitori e ragazzi che ti fa pensare che organizzare un matrimonio sia più semplice! Ma d’altronde è l’unica soluzione e d’altra parte ne vale la pena. Perché solo così si ha la possibilità di salvaguardare un minimo il compito educativo della scuola! Solo così si possono accompagnare i ragazzi nella crescita personale e non solo nella loro formazione.
Tra l’altro, tra DAD, FAD e DID, nessuno ha mai pensato di inserirci una “e” di “educazione” in mezzo. Sarà perché l’educazione o si fa con la relazione o non la si fa.
E se c’è una cosa che questa didattica a distanza ha veramente penalizzato è proprio la relazione.”