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Didattica a distanza: parola a chi l'ha vissuta.
A pochi giorni dalla ripresa delle lezioni scolastiche in presenza, ci siamo chiesti come poter dare uno sguardo oggettivo sulla scuola di questo ultimo anno, prescindendo da articoli di giornale, servizi tv e approfondimenti vari. Tra le varie professionalità, abbiamo individuato alcuni docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, mamme e studenti che dessero il loro contributo alla ricostruzione di un universo così importante per tutti, ma allo stesso tempo minato da forze e opinioni contrastanti, che è quello della scuola. Un universo che cerca di emergere e farsi spazio, far sentire la propria voce e il proprio valore.
Apriamo la settimana con la calda accoglienza della casa della professoressa Gabriella Valsesia, insegnante di Religione cattolica presso l’Istituto tecnico Leonardo Da Vinci di Borgomanero che, con quarant’anni di lavoro alle spalle, ha avuto la sorpresa di interfacciarsi con la modalità della didattica a distanza insieme a tutto il corpo docenti della scuola.
Ecco che cosa ci racconta:
“Mi pare davvero che questo sia il primo anno di scuola! A marzo dell’anno scorso ci siamo trovati improvvisamente a fare i conti con l’isolamento, qualcosa che non era mai capitato nella nostra vita e un impatto forte per i ragazzi. Tra gli insegnanti, abbiamo subito trovato e adottato i canali più consoni per metterci in contatto con gli studenti. C’è chi ha scelto la mail, chi il gruppo whatsapp o skype: dopo i primi quindici giorni di lockdown abbiamo aggiornato il sistema del registro elettronico, tenendo ogni giorno il numero di presenze, per ore di insegnamento. Subito nei ragazzi si è palesato lo stupore nel vedere che i professori comunicassero con loro attraverso gli stessi strumenti che usano con i loro amici! Per circa due mesi i nostri studenti hanno evidenziato anche dell’entusiasmo nel prendere confidenza con la nuova modalità di fruizione della didattica, poi è subentrata la stanchezza. Si trattava per i ragazzi anche di poter stare in contatto gli uni gli altri nonostante l’isolamento fisico. A un certo punto, complice la diffusione di notizie travisate, gli studenti hanno iniziato a non partecipare più alle lezioni, parliamo del mese di maggio in cui, si era sparsa la notizia di una generale promozioni per tutti. Purtroppo le bocciature non sono mancate, conseguenza della totale mancanza di partecipazione alle attività di didattica a distanza. Il mese di maggio ha segnato un grande lavoro di ricerca da parte di tutti gli insegnanti, degli studenti che avevano deciso di non frequentare più, sfruttando i contatti diretti con le famiglie.
L’estate ha visto la ri-organizzazione del sistema che ha permesso di riprendere le lezioni in DAD con un calendario preciso e strumenti univoci adottati da tutto il corpo docenti: ci si collega tramite la piattaforma zoom e agli insegnanti è chiesto di interfacciarsi agli studenti tramite videolezioni, coinvolgendoli attraverso la condivisione di link sugli argomenti che si tratteranno insieme e annotando il materiale occorrente alle lezioni. Esse sono organizzate in moduli di quaranta minuti e il tempo recuperato dagli insegnati (circa ottanta minuti a settimana) è stato messo a disposizione per approfondimenti pomeridiani.
Come hanno reagito gli studenti?
“La comunicazione attraverso lo schermo ha tutti i suoi limiti: i professori hanno notato che i più timidi della classe, grazie al sistema di chat privata, sono riusciti a migliorare la comunicazione con l’insegnante stesso, quando nel gruppo classe l’esuberanza di alcuni non permetteva loro di emergere o inibiva la partecipazione. La pandemia e la chiusura della scuola ha evidenziato diverse difficoltà familiari: grazie ai fondi ricevuti dallo Stato, il dirigente scolastico ha potuto garantire tablet e schede di connessione a chi ne ha fatto richiesta, consegnandoli direttamente alle famiglie presso il loro domicilio. La presenza a distanza è un problema anche per chi gode degli strumenti, ma vive in località in cui è difficile connettersi: entrare nelle case di ciascuno ha significato mettere a nudo delle realtà, di cui i ragazzi sono ben consci e che in svariati casi non hanno voluto mostrare, partecipando spesso con la telecamera spenta.
E lei, professoressa, cosa pensa personalmente di tutti questi cambiamenti?
“Non avrei pensato di arrivare a questo punto della mia carriera scolastica e interagire con i miei alunni tramite pc! Ho sempre usato i device, ma mai per la scuola; alcune piattaforme non le avrei conosciute e nemmeno molti usi che ne derivano. La situazione è faticosa, l’adeguamento alla DAD richiede un dispendio di energie e lavoro maggiore di sempre e, nonostante i miei quarant’anni di lavoro nella scuola, quest’anno predispongo più materiali del previsto. Tutti i docenti dispongono di un indirizzo di posta elettronica istituzionale e abbiamo accettato qualsiasi modalità di comunicazione con i ragazzi. Nessun collega ha chiesto l’esonero dall’insegnamento e dal 18 gennaio 2021 abbiamo ripreso in presenza al 50%, ciò significa che le classi sono stati divise in due gruppi che alternano la docenza in presenza e a distanza due volte la settimana. Ciò che è significativo rilevare è la perdita di alcuni studenti soprattutto al biennio, ragazzi che forse non avrebbero continuato anche in situazione ordinaria, ma che non riusciamo più a raggiungere nemmeno tramite la loro famiglia”.