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Distanza fisica e vicinanza emotiva
Da quando la pandemia è iniziata, ogni giorno ci sentiamo dire che il modo migliore per combattere il virus è il distanziamento fisico. Il contatto fisico può essere considerato uno dei bisogni fondamentali della maggior parte degli esseri viventi.
Pensiamo ai bambini: qual è il modo migliore per dare loro conforto nei momenti di tristezza o quando provano dolore? Stringendoli e abbracciandoli si placa il dolore fisico ed emotivo. Diversi studi hanno dimostrato come la mancanza di contatto fisico nei primi anni dell’infanzia porta a danni nello sviluppo cognitivo, emotivo e motorio. Pensiamo ai momenti in cui abbiamo paura o siamo in ansia: cosa ci fa stare meglio? Aggrapparci ad una persona, stringere una mano. Il contatto fisico, infatti, dona conforto, a qualunque età. Oltre al distanziamento, le mascherine e le visiere impediscono l’utilizzo del canale non verbale nella comunicazione. A tutti è capitato di non sapere cosa dire o che parole utilizzare in certe situazioni, ma lo sguardo e l’espressione del viso “parlano” al posto nostro. Ci siamo trovati bruscamente privati del nostro modo di “stare con gli altri” e rapportarci con loro.
Oggi siamo sollecitati a dare più attenzione ad aspetti come il tono della voce, e alle parole utilizzate, cogliendo le tante sfumature della voce dell’altro: poniamo attenzione alle pause, al ritmo, alla cadenza del respiro dell’altro. Dedichiamo più tempo alla scelta delle “parole giuste” o, tramite i mezzi di comunicazione, all’emoticon più adeguata ad esprimere il nostro stato d’animo.
La volontà di mantenere i legami affettivi ci fa scoprire e apprezzare nuovi mezzi per stare in relazione con gli altri, di sentirci loro vicino mantenendo la distanza fisica.
Grazie a Centro per le famiglie Ciss Borgomanero per il contenuto.