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Mi sono scoperto padre non appena mio figlio è venuto alla luce: la paternità raccontata da Miguel Belletti, Presidente di Vedogiovane.
La parola ai padri, in un mondo in cui le donne sembrano gestire la famiglia, il lavoro e la realtà della casa, provando a chiedere a un papà che rapporto ha con i suoi figli e come concilia i momenti con loro e la sua professione. Per molto tempo nella mia vita non ho pensato alla paternità: mia moglie ed io eravamo presi dal lavoro e pensavo che ancora non ci fosse spazio, per me, per la famiglia con i figli.
Vivevamo la vita con una certa leggerezza, l’ansia non ci toccava, ma la cosa straordinaria è che quando abbiamo deciso di guardare lontano e realizzare il grande progetto della genitorialità, Gabriel Antonio è arrivato subito come un regalo. E io sono nato papà il giorno in cui mio figlio ha emesso il primo vagito. Sono queste le parole con cui parte il racconto di Miguel Belletti, relative all’esperienza incredibile della paternità. Con Nadia abbiamo avuto due figli, Gabriel Antonio e Manuel Tiago e all’inizio mi sentivo inesperto, impotente davanti a questi neonati: la paura di far loro del male, di accudirli nel modo sbagliato è svanita nel momento in cui dalla pancia sono passati nelle mie braccia e ho fatto loro il primo bagnetto. Mi sono subito reso conto che la natura non poteva aver previsto dei bambini fragili, ma sani e robusti e così la paura è svanita e mi sono sentito improvvisamente diverso. Vivere con i miei figli ha scatenato in me la parte paterna più profonda e ho conosciuto dei lati di me che mi erano oscuri. Un’avventura a quattro in cui marito e moglie si ritrovano al pari livello, in cui l’interscambiabilità e la collaborazione tra loro per la crescita della famiglia è vissuta in apertura alla comunità e non relegata alle mura di casa. L’importanza che i figli apprendano non solo dai genitori, ma anche dalle persone che hanno intorno, è pietra fondante per Miguel: il non saper fare qualcosa del genitore, non è visto come un limite, ma una possibilità in più per arricchire la rete di amici e parenti legata ai propri ragazzi. Miguel è argentino e questa ricchezza culturale è riversata nel bilinguismo quotidiano tra il papà e i bambini. La consapevolezza che ci accompagna quando pensiamo ai cambiamenti della coppia al momento dell’arrivo dei figli è un dato reale e Miguel ci racconta come l’attenzione verso la moglie, il chiamarla per nome, riconoscerla non solo e più come mamma, ma come donna ha tutti i vantaggi nel mantenere il rapporto sano. Pone l’accento su come sia cambiata la prospettiva con cui insieme guardano e hanno guardato alla vita: in una relazione in cui si progettava a breve termine, come il desiderio di avere una casa, un lavoro stabile – tutti progetti da stabilizzare in pochi anni – l’innesto della genitorialità spezza gli equilibri della coppia. Cambiano gli umori, le sensazioni, i tempi con cui potersi parlare, ma non il vedere l’altro nella sua unicità. Il consiglio più bello che Miguel ci lascia alla fine della chiacchierata è per tutti i genitori: tornare a vivere con i propri pari, sia tra adulti che tra bambini, non sentirsi soli nel cammino dell’educazione dei figli, comunicare! Creare intorno a loro una comunità che ponga al centro le ricchezze di ciascuno per il miglioramento di tutti; prepare il terreno affinché i nostri figli realizzino qualcosa che naturalmente scaturisca da loro stessi, in una società in cui li vediamo sempre più governati da adulti.