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Una comunità per i bambini
il blog sull'educazione di Family Like
ScenaMadre, uno sguardo dal teatro sulle giovani generazioni
Un’intensa intervista, quella dedicata a ScenaMadre, realtà teatrale professionale, guidata da Marta Abate e Michelangelo Frola, con sede in Liguria.
Abbiamo abbattuto il confine tra le regioni e i territori perchè ScenaMadre ha molto da raccontarci sul teatro dedicato alle giovani generazioni: vincitori nel 2014 del premio Scenario Infanzia, uno dei riconoscimenti più importanti in Italia nel campo del teatro per le giovani generazioni, Marta e Michelangelo hanno fatto luce su quello che il teatro rappresenta e fa per i nostri figli, a partire dall’infanzia, mettendo ben a fuoco le criticità del periodo storico, e le ripercussioni provocate dalla sospensione delle attività a loro dedicate.
Scena Madre: parliamo di voi.
ScenaMadre è una realtà teatrale professionale. Quelli che l’hanno fondata e che stanno dietro a tutto quello che ScenaMadre fa sono, anzi siamo, due: Marta Abate e Michelangelo Frola. Abbiamo sede a Chiavari (GE), nel Tigullio, che è quella parte di Liguria che si trova tra Portofino e le 5 terre; lavoriamo sia sul nostro territorio sia a zonzo in giro per l’Italia e ogni tanto pure all’estero. Ci occupiamo di teatro contemporaneo, per parlare alle persone di oggi con le parole di oggi. Abbiamo 3 filoni principali di lavoro:
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I laboratori teatrali. Da 8 anni portiamo avanti percorsi laboratoriali permanenti dedicati a bambini, preadolescenti, adolescenti e adulti. Cerchiamo di curare con attenzione ogni gruppo e ogni individuo che all’interno del gruppo. Teniamo particolarmente al termine laboratorio, spesso usato come sinonimo di corso o scuola (di teatro, di recitazione) ma che in realtà ha un significato ben diverso; per spiegarlo in due parole, diciamo che corso e scuola sottintendono un percorso con tappe già definite, la certezza di un certo risultato. Parlare di laboratorio invece è molto diverso: proprio come in un laboratorio chimico, è un luogo dove non ci sono certezze né copioni prestabiliti, dove si sperimenta con la materia viva (le persone!) e non si sa esattamente cosa ne uscirà.Ogni laboratorio ha durata annuale (da ottobre a giugno, Covid permettendo) e si conclude con uno spettacolo pensato ad hoc con e per i membri del gruppo; non utilizziamo copioni già esistenti se non in minima parte, ci piace invece creare con loro e apposta per loro qualcosa di nuovo, che contenga i pensieri e le idee di ciascuno.
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Gli spettacoli. Siamo molto legati al concetto francese di tout public, ossia spettacoli per tutti, che abbiano un doppio livello di lettura, uno per i ragazzi e uno per gli adulti.Portiamo i nostri spettacoli nei più diversi contesti – dai teatri alle piazze, dai grandi festival alle piccole scuole di provincia – , nella convinzione che il teatro debba essere per tutti, non solo per chi ha il privilegio di di avere un buon livello di istruzione o di vivere in una grande città con una vasta offerta di eventi culturali a disposizione. Nel 2014 abbiamo vinto il premio Scenario Infanzia, uno dei riconoscimenti più importanti in Italia nel campo del teatro per le giovani generazioni. Nel 2020 abbiamo poi ottenuto il II° posto al Premio Museo Cervi, un riconoscimento nazionale dedicato agli spettacoli a tematica sociale/civile.
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I progetti site-specific. Partecipiamo spesso a festival e iniziative non teatrali, con progetti pensati ad hoc per la tematica e gli spazi dell’evento. Alcuni esempi sono le collaborazioni con il Festival della Mente di Sarzana e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. L’idea è quello di trovare un nesso tra il teatro e le altre discipline del sapere (siano esse scientifiche o umanistiche), cercare un dialogo tra la performance teatrale e la creatività a 360°.
Il lavoro con l’infanzia: come nasce? Qual è il percorso dedicato ai bambini?
Il lavoro con l’infanzia è sempre stato un punto cardine della nostra attività, assolutamente non come un ripiego (purtroppo non è raro il pregiudizio che il teatro per bambini sia teatro di serie B o comunque di secondaria importanza). I bambini hanno grandissime capacità di immaginazione e immedesimazione, una fantasia ricchissima. Prendono il teatro come un gioco – inteso nella sua concezione più alta -, un’attività in cui buttarsi anima e corpo, dove allo stesso tempo ci si impegna e ci si diverte tantissimo.
Entrambi abbiamo iniziato a lavorare in campo teatrale proprio nel settore del teatro per l’infanzia, dunque è stato naturale continuare in questo campo e specializzarci sempre di più.
Per quanto riguarda i nostri percorsi per bambini, per molti anni – quando ancora vivevamo in Piemonte – abbiamo condotto laboratori teatrali nelle scuole, con gruppi classe.
Da quando siamo in Liguria invece ci dedichiamo soprattutto a laboratori pomeridiani, indipendenti dall’attività scolastica.
Entrambi i percorsi hanno pro e contro:
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nei laboratori scolastici hai la sicurezza di portare avanti uno stesso gruppo per un tempo ben definito ed è quindi più facile pianificare bene l’attività. Dall’altro lato spesso i tempi sono molto stretti ed è richiesta una performance finale, perciò tutta la parte di esplorazione ed elaborazione emotiva viene trascurata per lasciar spazio alle prove dello spettacolo conclusivo;
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nei laboratori extrascolastici ci sono bambini in genere molto motivati, che hanno scelto di fare teatro nel tempo libero. C’è più tempo per approfondire le cose senza la fretta del risultato finale. Ma sono bambini di età diverse che in genere non si conoscono, non sempre è facile creare un clima di fiducia reciproca e un senso di appartenenza al gruppo.
Molti sostengono che il teatro con l’infanzia sia essenzialmente un’attività educativa, senza valore artistico. Noi sosteniamo l’assoluta complementarietà dei due aspetti.
Sicuramente nei laboratori con i bambini prestiamo molta attenzione ad alcuni aspetti prettamente educativi quali la cooperazione, l’educazione all’ascolto, l’esplorazione delle emozioni; ci interessa prima di tutto fornire ai bambini degli strumenti che possano essergli utili in quanto persone, non sfornare dei piccoli baby attori.
Allo stesso tempo siamo però convinti che l’arte sia assolutamente a portata di bambino e non una sola prerogativa degli adulti. Parliamo sia in termini di fruizione che di creazione attiva: per esperienza sappiamo che i bambini sanno riconoscere e apprezzare la qualità di un prodotto artistico quando lo vedono (il problema è semmai appunto quando lo vedono: purtroppo vedono molto più spesso prodotti di scarso valore), ma anche che sono loro stessi capaci di grande poesia, di raccontare e mettere in scena storie bellissime.
Come state vivendo questo periodo in cui il teatro è fortemente penalizzato? Come questo si ripercuote sulle giovani generazioni?
Mentiremmo se dicessimo che lo stiamo vivendo senza difficoltà. È passato un anno dall’inizio della pandemia, un anno è lungo e ci sono in mezzo un sacco di cose. Per noi il periodo più bello è stato l’estate, ossia la breve finestra in cui un po’ siamo riusciti a lavorare, grazie agli spettacoli all’aperto. Luglio ci ha regalato la partecipazione ad alcuni festival davvero TANTO importanti, con ottime recensioni sulle principali testate dedicate al teatro. Sempre durante l’estate siamo riusciti a riprendere alcuni dei laboratori teatrali, svolgendoli all’aperto e partecipando ad alcune rassegne estive sul territorio.
Abbiamo davvero goduto di ogni istante, ogni lezione, ogni incontro con gli spettatori, ogni battuta pronunciata sul palco. Proprio perché per mesi vi avevamo dovuto rinunciare e temevamo, come poi è successo, di dovervi rinunciare per diversi mesi ancora.
Ma è stato anche un anno che ci ha tolto molto. Ci ha tolto i laboratori teatrali per bambini, ragazzi e adulti per diversi mesi, con la conseguente perdita di relazioni sociali per gli allievi e le loro famiglie. Ci ha tolto quella minima sicurezza economica che negli anni ci eravamo costruiti con le nostre forze. In questo momento quello di cui maggiormente soffriamo è l’assenza di prospettive: non si sa quando lo spettacolo dal vivo potrà riprendere, non si sa se esista effettivamente un piano per le riaperture – anche graduali, anche limitate – dei teatri. Non si sa nulla. E in questo clima di “non si sa” è difficile fare piani, progettare nuove iniziative.
È difficile sia perché a livello concreto non sai cosa potrai fare e cosa no, ma anche a livello psicologico, perché perdi la motivazione, lo slancio, la voglia di fare.
Lo streaming, il teatro in video? Qualche esperienza ci è capitata, anche se abbiamo cercato e cerchiamo di limitarle per quanto possibile. Tutti noi teatranti, anche chi ha sviluppato per le piattaforme digitali progetti ben curati e di qualità, tutti sappiamo che non è certo l’ideale. Lo spettacolo dal vivo va fatto appunto di persona, in carne e ossa, lo streaming e le dirette video sono un rimedio temporaneo e spesso inefficace, non la soluzione.
Abbiamo assistito e assistiamo a reazioni molto diverse tra i nostri giovani allievi. Qualcuno si è adattato relativamente di buon grado alla situazione, altri sono decisamente insofferenti alle limitazioni imposte; la situazione varia molto a seconda della situazione familiare: i più fortunati sono ovviamente quelli che vivono in una famiglia serena; chi invece aveva già difficoltà in casa si è trovato e si trova a fare i conti con un contesto ancora più difficile e teso, sia in senso emotivo sia dal punto di vista logistico ed economico. Sicuramente tra i più penalizzati ci sono gli studenti delle scuole superiori, che a differenza dei ragazzi delle scuole medie e primarie sono tornati alla didattica in presenza solo di recente, e solo parzialmente. Questo ha influito e tuttora influisce notevolmente sul loro equilibro emotivo.
In Liguria poi la situazione è molto particolare: la popolazione è storicamente molto anziana, i giovani sono pochi e già normalmente le politiche locali vi dedicano meno risorse e attenzione; ma sono proprio i ragazzi quelli che stanno pagando il prezzo più alto in termini di restrizioni, divieti, attività precluse ecc. Speriamo che la popolazione adulta sia consapevole di questo sacrificio che i più giovani stanno facendo, che lo sappia apprezzare e valorizzare, senza darlo per scontato.
Parliamo di recupero della socialità e della rielaborazione delle emozioni.
Questo è e sarà un tema importantissimo. Sarebbe sciocco pensare che a pandemia finita tutti ritorneremo come niente fosse a fare ciò che facevamo prima, senza cicatrici dal punto di vista emotivo, psicologico, relazionale. Lo vediamo già adesso che la situazione è ancora lontana dall’essere risolta. Sarà importante trovare delle occasioni per recuperare la socialità e rielaborare quanto successo; in questo senso, il teatro potrebbe essere davvero uno strumento utilissimo, come d’altronde è già: sempre di più le persone si avvicinano al teatro alla ricerca di uno spazio di benessere personale, relazionale ed emotivo, piuttosto che per pura ambizione artistica. Sarebbe auspicabile che nel prossimo futuro il teatro e più generale le discipline artistiche venissero valorizzate e sostenute a livello istituzionale, proprio come attività di supporto psicologico ed emotivo. Pur con tutte le limitazioni, noi stiamo cercando di fare la nostra parte.
Speriamo di riuscire a resistere e di poter continuare a dare il nostro contributo anche in futuro.
Per conoscere meglio ScenaMadre, visita il sito www.scenamadre.com
Marta Abate
Michelangelo Frola